Carenza di pediatri: 500 posti vacanti e nuovi pensionamenti in arrivo

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Il pediatra, figura chiave per la salute pubblica

Il pediatra di libera scelta non è solo il primo medico che un bambino incontra nella vita, ma anche uno dei riferimenti più importanti per le famiglie. Svolge un ruolo centrale nella prevenzione, nel monitoraggio dello sviluppo psicofisico e nella gestione precoce delle malattie. Tuttavia, il sistema pediatrico italiano è oggi in forte sofferenza: mancano medici, aumentano i pensionamenti, e i bisogni assistenziali crescono.
A pagarne le conseguenze sono soprattutto i bambini più fragili e i territori più scoperti.


I numeri della carenza: il report Gimbe

Secondo una recente analisi della Fondazione Gimbe, in Italia si registra una carenza strutturale di almeno 502 pediatri di famiglia, distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale. Il dato più preoccupante? La previsione secondo cui entro il 2028 andranno in pensione altri 2.598 pediatri, aggravando ulteriormente il problema.

Le regioni più colpite dalla carenza attuale sono:

  • Lombardia
  • Piemonte
  • Veneto

In queste aree, le ASL faticano a sostituire i pensionamenti con nuove nomine, lasciando interi territori privi di assistenza pediatrica continuativa.


Perché mancano i pediatri? Le cause sistemiche

La carenza di pediatri non è frutto del caso. Le cause sono molteplici e strutturali:

  • Programmazione inadeguata delle borse di specializzazione in pediatria negli ultimi 15 anni.
  • Scarsa attrattività del ruolo territoriale, considerato da molti giovani medici meno flessibile rispetto all’ospedaliero.
  • Vincoli organizzativi legati all’autonomia del pediatra convenzionato, spesso solo e con carichi burocratici rilevanti.
  • Migrazione professionale verso l’estero, dove le condizioni di lavoro sono percepite come più vantaggiose.

Il risultato? Il ricambio generazionale è in ritardo, e le zone carenti aumentano ogni anno.


Le conseguenze: liste d’attesa, rinvii e rischio di cronicizzazione

Quando un pediatra va in pensione e non viene sostituito, le famiglie si trovano spesso senza riferimenti. I bambini vengono “assorbiti” da colleghi già sovraccarichi, oppure finiscono per rivolgersi direttamente al Pronto Soccorso, anche per patologie banali.

Le conseguenze principali sono:

  • Liste d’attesa più lunghe per visite e controlli di sviluppo.
  • Rischio di perdita di follow-up, soprattutto per i bambini con condizioni croniche o bisogni educativi speciali.
  • Sovraccarico degli ospedali, che devono gestire anche casi non urgenti.

In mancanza di una rete territoriale forte, l’intero sistema pediatrico si sbilancia, diventando meno efficiente e meno equo.


Strategie possibili: tra incentivi e riforme

Affrontare la carenza di pediatri richiede un mix di soluzioni immediate e interventi strutturali.

A breve termine:

  • Aumento delle borse di specializzazione in pediatria, con distribuzione regionale mirata.
  • Incentivi economici e contrattuali per lavorare nelle zone carenti.
  • Attivazione di deroghe temporanee per l’assegnazione rapida degli incarichi vacanti.

A medio-lungo termine:

  • Riforma del modello di medicina territoriale pediatrica, puntando su ambulatori associati e forme di lavoro multiprofessionale.
  • Maggiore integrazione con le Case della Comunità, previste dal PNRR.
  • Miglioramento delle condizioni di lavoro e supporto organizzativo per i pediatri di famiglia.

Il ruolo delle tecnologie e della telemedicina pediatrica

La telemedicina può offrire un supporto utile, ma non è una panacea. Può aiutare a:

  • gestire follow-up e controlli a distanza
  • dare continuità alle cure nei territori più isolati
  • alleggerire il carico di visite in presenza per i pediatri attivi

Tuttavia, servono piattaforme interoperabili, formazione digitale e una governance chiara. Senza questi elementi, il rischio è che resti uno strumento sottoutilizzato.


Oltre l’emergenza: la sfida è culturale, non solo numerica

Il numero dei pediatri è solo la punta dell’iceberg. In gioco c’è la tenuta del modello di sanità territoriale per l’infanzia.
Una sanità che funzioni davvero ha bisogno di:

  • programmazione a lungo termine
  • coinvolgimento attivo dei professionisti
  • investimenti nella prevenzione
  • valorizzazione del rapporto medico–famiglia

Se vogliamo che ogni bambino abbia un pediatra di riferimento, la risposta non può essere solo quantitativa. Serve ripensare il sistema nel suo complesso, mettendo al centro la salute dell’infanzia e l’equità territoriale.


FAQ

Cosa può fare una famiglia se il pediatra non c’è?
Rivolgersi alla propria ASL per richiedere il nominativo più vicino disponibile, oppure ricorrere (in casi urgenti) ai servizi ospedalieri. Alcune regioni attivano temporaneamente incarichi provvisori.

Chi può sostituire un pediatra di famiglia?
In mancanza di pediatri, in alcune zone vengono temporaneamente incaricati medici di medicina generale, ma la scelta resta vincolata alla normativa regionale.

Conclusione

Il deficit pediatrico in Italia non è una proiezione teorica, ma una realtà già visibile, soprattutto al Nord.
Serve uno sforzo congiunto tra Ministero, Regioni, Università e professionisti per evitare che questa emergenza diventi la nuova normalità.

💬 Cosa ne pensi delle soluzioni proposte? Ci sono iniziative regionali virtuose da segnalare? Scrivilo nei commenti o condividi l’articolo con chi può contribuire al dibattito.

📌 Fonti

  1. ANSA – Allarme pediatri: mancano 502 professionisti, 2.598 in pensione entro 2028
  2. Ministero della Salute – Programmazione fabbisogno specializzazioni
  3. Società Italiana di Pediatria – Rapporto 2024
  4. PNRR Missione 6 – Salute
  5. Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Politecnico di Milano

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