Introduzione
L’Italia vanta uno dei Sistemi Sanitari Nazionali (SSN) più avanzati al mondo. Eppure, se guardiamo bene, non per tutti funziona allo stesso modo.
Il Rapporto C.R.E.A. Sanità 2025, presentato lo scorso giugno, fotografa una realtà che i professionisti sanitari già conoscono bene sul campo: un’Italia sanitaria a due (o più) velocità.
Dal calo della soddisfazione dei pazienti all’accesso disomogeneo ai servizi essenziali, emergono dati che non possiamo più ignorare. In questo post analizziamo i principali risultati del rapporto e offriamo spunti concreti per operatori, dirigenti e innovatori del settore.
Il cuore del problema: cosa dice il rapporto?
Secondo C.R.E.A. Sanità, il sistema sanitario italiano è “universalistico solo sulla carta”.
Il Rapporto 2025, giunto alla sua 20ª edizione, valuta le performance sanitarie delle Regioni italiane sulla base di cinque dimensioni principali:
- Appropriatezza ed Equità
- Esiti e Qualità
- Accessibilità
- Sostenibilità economica
- Innovazione
Classifica delle Regioni (fonte: C.R.E.A. 2025)
Regione | Posizione 2025 | Variazione rispetto al 2024 |
---|---|---|
Emilia-Romagna | 1° | stabile |
Veneto | 2° | stabile |
Toscana | 3° | stabile |
Lombardia | 4° | -1 |
Puglia | 12° | +2 |
Campania | 20° | stabile |
Calabria | 21° | stabile |
Conclusione? Il gap tra Nord e Sud non solo persiste, ma in molti casi si è ampliato.
Accesso alle cure: chi rimane escluso?
Uno degli indicatori più preoccupanti riguarda l’accessibilità. Il rapporto mostra che:
- Solo il 48% dei cittadini del Sud ha pieno accesso ai servizi essenziali.
- Al Nord la percentuale sale al 76%.
- Le liste d’attesa si allungano e i tempi di attesa superano i limiti massimi stabiliti in un caso su tre.
- Cresce il fenomeno della migrazione sanitaria: nel 2024 oltre 730.000 cittadini del Mezzogiorno hanno cercato cure fuori regione.
Caso emblematico: mobilità sanitaria passiva
Il saldo negativo tra mobilità attiva e passiva ha inciso per oltre 4 miliardi di euro su regioni come Calabria, Campania e Sicilia.
Le diseguaglianze non sono solo geografiche
Non si tratta solo di Nord contro Sud. Il rapporto rileva:
- Divari interni anche tra aree urbane e rurali della stessa regione.
- Differenze marcate tra aree metropolitane e province minori in prestazioni pediatriche, accesso a servizi specialistici e terapie oncologiche.
- Impatti su popolazione anziana, fragili e cronici, che spesso non riescono a gestire la continuità assistenziale.
“Ci sono pazienti che vivono a 50 km da un centro di salute mentale e non hanno accesso a trasporto pubblico.”
(Fonte: intervista al Prof. F. Ricci, CREA 2025)
La sanità privata guadagna terreno
La mancanza di accesso spinge i cittadini verso il privato.
Il rapporto evidenzia che:
- Il fatturato della sanità privata in Italia è cresciuto del 5,7% nel 2023, trainato da diagnostica e ambulatoriale.
- Le prestazioni in regime intramoenia (libera professione dentro ospedali pubblici) hanno coperto il 27% delle visite specialistiche nel Centro-Sud.
- Si parla sempre più di “out of pocket health”: spese sanitarie a carico diretto del cittadino, oggi arrivate a quasi 40 miliardi l’anno.
E adesso? Cosa può fare un professionista sanitario?
Ogni operatore sanitario può essere parte attiva della soluzione. Ecco cinque proposte:
- Favorire la continuità assistenziale locale
Implementare strumenti di telemedicina, assistenza domiciliare e coordinamento infermieristico territoriale. - Educare i pazienti alla prevenzione
Promuovere check-up, screening e corretti stili di vita nei contesti più svantaggiati. - Utilizzare piattaforme digitali per ottimizzare tempi e risorse
Soluzioni come Healoox possono semplificare il rapporto paziente-professionista, riducendo i carichi inutili. - Farsi portavoce di proposte regionali
Partecipare attivamente a tavoli locali, audizioni e osservatori sanitari regionali. - Rendere trasparente il gap
Raccogliere dati, storie, disservizi e segnalarli. I dati sul campo sono uno strumento potente di cambiamento.
Perché questo rapporto è cruciale (e cosa succede se lo ignoriamo)
La crisi del SSN non è solo finanziaria. È una crisi di fiducia, prossimità e giustizia sociale.
Se il sistema sanitario non è equo, diventa anche meno efficace. Perché?
- Ritardi diagnostici portano a peggiori esiti clinici.
- I professionisti lavorano sotto pressione, con burnout e turnover crescenti.
FAQ – Domande frequenti
1. Dove posso leggere il rapporto completo C.R.E.A. Sanità 2025?
Sul sito ufficiale: www.creasanita.it
2. Quali regioni mostrano miglioramenti?
Puglia, Umbria e Abruzzo. Ma spesso su singoli assi, non in modo sistemico.
3. Cosa posso fare se voglio segnalare un disservizio?
Usa le piattaforme URP della tua Regione o associazioni come Cittadinanzattiva.
E se ripartissimo da chi lavora sul campo?
I numeri non sono solo numeri. Sono persone, territori, pazienti in attesa.
Il Rapporto C.R.E.A. 2025 non è solo una fotografia impietosa, ma una chiamata all’azione.
Sta a noi — operatori, medici, innovatori — costruire un SSN dove non esistano più cure di serie A e serie B.
E tu, nel tuo ambulatorio o reparto, cosa puoi fare già domani?
Fonti principali:
- Rapporto C.R.E.A. Sanità 2025 – CREA Sanità
- Quotidiano Sanità – Disuguaglianze regionali
- Il Sole 24 Ore – Sanità a due velocità
- ISTAT – Spesa sanitaria out of pocket
- Censis – Fiducia nel SSN
